NIS2: un'occasione per ripensare la sicurezza digitale, non solo un obbligo

logo Aquest
AQuest
10 aprile 2025

studying-business-insights-machine-learning-data-technology-as-data-scientist-concept-business-insights-machine-learning-data-technology-data-scientist-studying

Con l’entrata in vigore della direttiva NIS2, l’Europa ha compiuto un passo deciso verso una maggiore resilienza cibernetica. Non si tratta di un semplice aggiornamento normativo: NIS2 è il segnale chiaro che la cybersecurity non è più una responsabilità esclusiva dell’IT, ma un tema strategico che tocca tutta l’organizzazione. 

E se da un lato porta nuovi obblighi, dall’altro rappresenta un’opportunità per migliorare governance, processi e cultura aziendale. Perché la vera sfida delle imprese non è solo quella di “mettersi a norma”, ma di evolvere. 

Una direttiva che impone responsabilità diffuse 

NIS2 estende il perimetro delle organizzazioni coinvolte, introduce requisiti più stringenti per la gestione dei rischi, la notifica degli incidenti e la continuità operativa, e impone sanzioni significative in caso di mancata conformità. Ma soprattutto, cambia la logica con cui la sicurezza viene affrontata: non più reattiva, ma proattiva e sistemica. 

I temi chiave spaziano dalla sicurezza della supply chain all’autenticazione forte, dalla protezione dei dati all’adozione di framework di gestione della sicurezza come il modello Zero Trust. 

Tecnologia, sì. Ma anche organizzazione, procedure e formazione 

Troppo spesso si riduce il concetto di “compliance” a un tema tecnologico. In realtà, la NIS2 richiede un approccio integrato in cui la tecnologia è solo uno dei pilastri. Le aziende devono ripensare: 

  • L’organizzazione: definendo ruoli, responsabilità e una governance chiara della sicurezza. 
  • Le procedure: con processi documentati per la gestione degli incidenti, la continuità operativa, la classificazione dei dati. 
  • La formazione: perché senza una cultura della sicurezza, ogni controllo tecnico è fragile. La sensibilizzazione e l’addestramento continuo di tutto il personale diventano elementi chiave per ridurre il rischio umano. 

Il vero ostacolo? La complessità 

Per molte organizzazioni, il problema non è solo cosa fare, ma come farlo. Molte PMI e grandi imprese si trovano oggi a navigare tra documentazione tecnica, responsabilità aziendali e strumenti frammentati, senza una guida chiara. È qui che entra in gioco il valore di un approccio consulenziale orientato alla semplificazione. 

Un percorso, non un progetto a termine 

AQuest affianca le imprese in questo percorso con un approccio consulenziale che semplifica la complessità. Lavoriamo fianco a fianco con le aziende per mappare i gap, definire le priorità e implementare soluzioni scalabili e sostenibili su Microsoft Azure, come: 

  • SecureCloud Compliance Suite, per il monitoraggio e l’automazione delle policy di sicurezza e conformità in ambienti cloud; 
  • Framework Zero Trust, per una protezione estesa e granulare delle risorse, in ambienti cloud, ibridi e on-premise; 
  • Percorsi formativi e assessment personalizzati, per innalzare la consapevolezza e preparare il personale tecnico e non tecnico alle nuove responsabilità richieste dalla direttiva. 

Guardando al 2025: preparazione, adattabilità, resilienza 

Il 2025 rappresenta un traguardo strategico: per allora, le aziende dovranno aver dimostrato non solo di essere conformi, ma di avere una struttura resiliente e capace di adattarsi ai cambiamenti futuri. In un contesto in cui le minacce evolvono ogni giorno, la sicurezza deve diventare parte del DNA aziendale. 

Investire oggi in un percorso strutturato significa trovarsi pronti domani. Non solo per evitare sanzioni, ma per guadagnare fiducia, reputazione e competitività.