Ransomware: cosa succede davvero alle aziende colpite?

AQuest Consulting
2 settembre 2025

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Tutti hanno sentito parlare di Ransomware: un tipo di malware progettato per criptare i dati e renderli inaccessibili con lo scopo di estorcere un riscatto. Sempre più spesso la minaccia non riguarda solo il blocco dei sistemi, ma anche la pubblicazione dei dati rubati, con conseguenze ancora più gravi per la reputazione e la fiducia dei clienti. 

Ciò che ancora oggi molte organizzazioni sottovalutano è l’impatto reale di un attacco di questo tipo. Non si tratta solo di un problema tecnico: le conseguenze si estendono a business continuity, reputazione del brand, rapporti con partner e persino alla capacità di sopravvivenza sul mercato. 

La crescita degli attacchi in Italia ed Europa 

Negli ultimi anni i ransomware hanno conosciuto una crescita senza precedenti. Secondo le analisi di settore, nel 2024 oltre il 70% delle aziende europee ha subito almeno un tentativo di attacco ransomware, con un incremento costante rispetto al 2022 e al 2023. 

Un fattore determinante è la diffusione dei modelli Ransomware-as-a-Service (RaaS), che permettono anche a criminali informatici privi di competenze avanzate di lanciare attacchi sfruttando piattaforme pronte all’uso. Il risultato? Una crescita sia nella quantità sia nella sofisticazione delle offensive. 

I settori più colpiti rimangono quelli ad alta intensità di dati sensibili e con forte esposizione pubblica: sanità, retail, pubblica amministrazione e media. In particolare, le reti distribuite sul territorio e i sistemi legacy ancora in uso rendono più difficile la difesa coordinata. 

Cosa succede quando un’azienda viene colpita 

Quando un ransomware infetta la rete aziendale, i dati vengono resi illeggibili tramite crittografia. A questo segue la richiesta di riscatto, con importi che variano a seconda della rilevanza dei dati e della dimensione dell’organizzazione. 

Le statistiche più recenti mostrano che: 

  • meno del 5% delle aziende riesce a recuperare tutti i dati senza conseguenze; 
  • la maggioranza ripristina solo una parte delle informazioni, anche con backup disponibili; 
  • il tempo medio di fermo operativo si aggira intorno ai 25–30 giorni, con perdite economiche ingenti. 

Il costo di un attacco: oltre al riscatto 

Il pagamento del riscatto è solo una parte del problema (e ricordiamo: è un atto illegale). 

A incidere sul bilancio sono soprattutto i costi indiretti: 

  • fermo della produzione o dei servizi (oltre il 90% delle aziende colpite subisce interruzioni operative), 
  • danni reputazionali, con perdita di fiducia da parte di clienti e fornitori, 
  • obblighi normativi di notifica al Garante Privacy e ad altre autorità, che impediscono di mantenere nascosta la violazione, 
  • costi di bonifica e di ripristino dei sistemi infetti. 

Il report “The State of Ransomware” stima una perdita media complessiva di 1,6 milioni di dollari per ogni azienda colpita, cifra che tiene conto di danni diretti e indiretti. 

Perché i soli backup non bastano 

Molte aziende confidano nei backup come unica misura di difesa. È un errore: il backup è importante, ma interviene dopo l’attacco, non lo previene. 

Il ransomware, infatti, non si manifesta con la criptazione immediata: prima ci sono fasi preliminari di infiltrazione, movimento laterale e raccolta credenziali. Solo un approccio proattivo basato su monitoraggio continuo e rilevamento avanzato può intercettare questi segnali prima che l’attacco arrivi al punto di non ritorno. 

Le strategie più efficaci contro i ransomware nel 2025 

La parola chiave è proattività. Oggi, le aziende che vogliono difendersi efficacemente adottano un approccio multilivello che combina: 

  • Endpoint Protection avanzata con intelligenza artificiale, 
  • Next Generation Firewall (NGFW) per una protezione intelligente e integrata, 
  • Managed Detection and Response (MDR) con team dedicati H24 in grado di rilevare e neutralizzare minacce in tempo reale, 
  • Cyber insurance, utile per mitigare i costi, ma sempre accompagnata da politiche di prevenzione, 
  • Formazione del personale, perché il fattore umano resta il principale vettore di infezione. 

Dal rischio alla resilienza 

Il ransomware non è un rischio remoto: è una certezza statistica. Nel 2025 la vera differenza la fa la capacità di preparazione: 

  • cercare le minacce prima che si manifestino, 
  • bloccarle prima che diventino incidenti, 
  • isolare e contenere rapidamente le infezioni, 
  • ridurre al minimo tempi di fermo e danni collaterali. 

In questo scenario, AQuest Consulting accompagna le aziende a costruire difese su misura: dalla valutazione dei rischi all’implementazione delle soluzioni tecnologiche, fino alla definizione di procedure di risposta e continuità operativa. 

Prevenire conviene 

Pagare un riscatto non garantisce mai la restituzione dei dati. Prevenire un attacco, invece, significa proteggere fatturato, reputazione e continuità del business. 

Investire in una difesa strutturata e proattiva oggi significa non dover affrontare domani i costi e le conseguenze di un attacco ransomware. 

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