Tutti hanno sentito parlare di Ransomware: un tipo di malware progettato per criptare i dati e renderli inaccessibili con lo scopo di estorcere un riscatto. Sempre più spesso la minaccia non riguarda solo il blocco dei sistemi, ma anche la pubblicazione dei dati rubati, con conseguenze ancora più gravi per la reputazione e la fiducia dei clienti.
Ciò che ancora oggi molte organizzazioni sottovalutano è l’impatto reale di un attacco di questo tipo. Non si tratta solo di un problema tecnico: le conseguenze si estendono a business continuity, reputazione del brand, rapporti con partner e persino alla capacità di sopravvivenza sul mercato.
Negli ultimi anni i ransomware hanno conosciuto una crescita senza precedenti. Secondo le analisi di settore, nel 2024 oltre il 70% delle aziende europee ha subito almeno un tentativo di attacco ransomware, con un incremento costante rispetto al 2022 e al 2023.
Un fattore determinante è la diffusione dei modelli Ransomware-as-a-Service (RaaS), che permettono anche a criminali informatici privi di competenze avanzate di lanciare attacchi sfruttando piattaforme pronte all’uso. Il risultato? Una crescita sia nella quantità sia nella sofisticazione delle offensive.
I settori più colpiti rimangono quelli ad alta intensità di dati sensibili e con forte esposizione pubblica: sanità, retail, pubblica amministrazione e media. In particolare, le reti distribuite sul territorio e i sistemi legacy ancora in uso rendono più difficile la difesa coordinata.
Quando un ransomware infetta la rete aziendale, i dati vengono resi illeggibili tramite crittografia. A questo segue la richiesta di riscatto, con importi che variano a seconda della rilevanza dei dati e della dimensione dell’organizzazione.
Le statistiche più recenti mostrano che:
Il pagamento del riscatto è solo una parte del problema (e ricordiamo: è un atto illegale).
A incidere sul bilancio sono soprattutto i costi indiretti:
Il report “The State of Ransomware” stima una perdita media complessiva di 1,6 milioni di dollari per ogni azienda colpita, cifra che tiene conto di danni diretti e indiretti.
Molte aziende confidano nei backup come unica misura di difesa. È un errore: il backup è importante, ma interviene dopo l’attacco, non lo previene.
Il ransomware, infatti, non si manifesta con la criptazione immediata: prima ci sono fasi preliminari di infiltrazione, movimento laterale e raccolta credenziali. Solo un approccio proattivo basato su monitoraggio continuo e rilevamento avanzato può intercettare questi segnali prima che l’attacco arrivi al punto di non ritorno.
La parola chiave è proattività. Oggi, le aziende che vogliono difendersi efficacemente adottano un approccio multilivello che combina:
Il ransomware non è un rischio remoto: è una certezza statistica. Nel 2025 la vera differenza la fa la capacità di preparazione:
In questo scenario, AQuest Consulting accompagna le aziende a costruire difese su misura: dalla valutazione dei rischi all’implementazione delle soluzioni tecnologiche, fino alla definizione di procedure di risposta e continuità operativa.
Pagare un riscatto non garantisce mai la restituzione dei dati. Prevenire un attacco, invece, significa proteggere fatturato, reputazione e continuità del business.
Investire in una difesa strutturata e proattiva oggi significa non dover affrontare domani i costi e le conseguenze di un attacco ransomware.
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